Una donna

Annie Ernaux
Una don­na,
L’or­ma edi­to­re.
Tra­du­zio­ne di Loren­zo Flab­bi

Cono­scia­mo Annie Ernaux soprat­tut­to per Gli anni, una caval­ca­ta dal secon­do dopo­guer­ra ai gior­ni nostri; la poli­ti­ca, il ’68, l’av­ven­to del con­su­mi­smo, l’e­man­ci­pa­zio­ne fem­mi­ni­le visti con gli occhi di una don­na che potreb­be esse­re ita­lia­na, tan­ti sono i paral­le­li­smi tra la sto­ria socia­le e poli­ti­ca fran­ce­se e la nostra, in que­sti ulti­mi decen­ni. Ma è nel­la dimen­sio­ne auto­bio­gra­fi­ca del­le sto­rie fami­lia­ri che l’au­tri­ce dà il suo meglio, a par­ti­re da Il posto, sul­la figu­ra pater­na, pas­san­do per L’al­tra figlia, dedi­ca­to alla sorel­li­na mai cono­sciu­ta, per con­clu­der­si con lo splen­di­do Una don­na. Sono nar­ra­zio­ni bre­vi e asciut­te, così come sem­pli­ce è la vita dei suoi pro­ta­go­ni­sti, con­ta­di­ni e ope­rai in cer­ca di una con­di­zio­ne di vita miglio­re per sé e soprat­tut­to per i pro­pri figli che poi, gra­zie allo stu­dio, da quel­la vita fini­sco­no per allon­ta­nar­si. E anche Ernaux, cre­scen­do, si allon­ta­na dal model­lo mater­no, ine­vi­ta­bil­men­te: Le rim­pro­ve­ra­vo di esse­re ciò che io, in pro­cin­to di migra­re in un ambien­te diver­so, cer­ca­vo di non sem­bra­re più. Gli ulti­mi anni del­la don­na sono segna­ti dal­la demen­za e nel­la figlia due sen­ti­men­ti for­tis­si­mi si con­trap­pon­go­no: la neces­si­tà di accu­di­re e quel­la di sen­tir­si anco­ra figlia, fino ad affer­ma­re che la madre “non ave­va il dirit­to” di tor­na­re bam­bi­na. Nel­la descri­zio­ne dei carat­te­ri e dei rap­por­ti, misu­ra­ta, luci­da, Annie Ernaux ci con­se­gna uno scrit­to ad altis­si­ma emo­ti­vi­tà e ren­de giu­sti­zia a una gene­ra­zio­ne eroi­ca, che ha vis­su­to la Secon­da Guer­ra Mon­dia­le e, non stan­ca di sacri­fi­ci, ha con­ti­nua­to per tut­ta la vita a donar­si, a lavo­ra­re duro, per garan­ti­re ai figli e ai nipo­ti un futu­ro miglio­re.

Con­si­glio di Mal­vi­na Cagna, Libre­ria Tre­bi­son­da